biografia

A cura di Paolo Lai,  docente di Storia dell'arte del Liceo. 


Foiso Fois, a cui il Liceo Artistico di Cagliari è intitolato, è stato uno dei protagonisti del panorama artistico sardo nella seconda metà del Novecento. Egli fu la personalità forse più rappresentativa all’interno del fronte modernizzatore dell’arte sarda, cioè di quel ristretto gruppo di artisti che, sin dalla fine degli anni Quaranta, operarono nell’intento di svecchiare l’ambiente artistico isolano, ancora attardato entro i confini di un regionalismo assai conservatore, aggiornandolo con quanto di nuovo si muoveva fuori dalla Sardegna.

 

Nato a Iglesias nel 1916, Foiso Fois trascorre gli anni della guerra tra Genova, Firenze (dove si laurea in Economia e Commercio nel 1942) e il Piemonte dove, nel Biellese, si trasferisce nel 1943, arruolandosi durante la guerra di Liberazione in una brigata partigiana col ruolo di staffetta. La sua formazione artistica aveva già avuto un primo avvio da autodidatta; successivamente frequenta l’Accademia Albertina di Torino conseguendo il diploma nel 1947. Già sposato e con una figlia, nel 1948 rientra con la famiglia in Sardegna e si stabilisce a Cagliari, città in cui trascorrerà il resto della sua vita.

 

Dopo una prima mostra cagliaritana nel 1947, sarà soprattutto la successiva mostra del 1949 a scuotere l’ambiente artistico e intellettuale del capoluogo isolano. Fois propone un linguaggio pittorico di natura espressionista (in taluni casi con riferimenti a Matisse) che in quel momento appare in Sardegna come una decisa novità: la mostra suscita un ampio dibattito al quale partecipano numerosi intellettuali, che nel complesso giudicano favorevolmente gli intenti modernizzatori dell’artista; di lì a poco, Foiso Fois sarà riconosciuto come l’alfiere dell’avanguardia artistica in Sardegna.

 

Tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, la pittura di Fois raggiunge la piena maturità. Mantenendo una propria radice espressionista, Foiso Fois sposa le scelte culturali del neorealismo pittorico che, in quegli anni, costituiva una delle tendenze dominanti nel panorama artistico italiano. In sintonia con il cinema neorealista di Rossellini o De Sica, che nei loro film avevano mostrato la realtà sociale con uno stile diretto e asciutto, i pittori neorealisti (il più famoso fra i quali sarà Renato Guttuso) volevano ritornare alla verità delle cose: mossi da una forte volontà di impegno sociale, nelle loro opere affrontavano temi contemporanei, con particolare attenzione alla vita e alle lotte delle classi popolari, dispiegando un linguaggio di immediata comprensibilità. Fois rivendicherà sempre la validità dell’approccio neorealista, ribadendo una scelta che prima ancora di essere artistica era di natura morale e politica, avendo come obiettivo il rinnovamento della società italiana dopo la tragica esperienza del Fascismo e della Guerra; tuttavia le sue scelte pittoriche si discostano da quelle di altri artisti neorealisti, mostrando tratti di notevole originalità.

 

Le sue opere degli anni Cinquanta presentano una cifra stilistica inconfondibile: la composizione pittorica appare frazionata in campiture di colore acceso, prevalentemente piatte, nettamente distinte l’una dall’altra secondo un ideale impianto geometrico. Questo linguaggio pittorico, sempre in equilibrio tra esigenze espressive e decorativismo, accomuna le grandi tele sul tema del lavoro e i numerosi ritratti eseguiti nel corso del decennio: fra le prime ricordiamo almeno La mattanza (1951-52), conservato presso la Galleria Comunale d’Arte di Cagliari, e Colata di cemento (1955-57); fra i secondi sono particolarmente significativi il Ritratto di Emilio Lussu (1953)Ritratto di mio padre (1954)Ritratto di Carla (1955) e l’Autoritratto (1956).

 

Gli interessi di Foiso Fois non si limitano ai soli soggetti contemporanei, ma si rivolgono anche alla storia isolana. Tra il 1957 e il 1958 il pittore progetta un trittico ispirato al tema La Sardegna verso l’Autonomia; in realtà soltanto due tele verranno effettivamente realizzate: Eleonora d’Arborea e La rivoluzione di Giommaria Angioj, entrambe conservate presso la Presidenza della Regione Sardegna. Pur evidenziando il medesimo impianto stilistico, le due tele, dal carattere evidentemente didascalico, presentano una maggiore complessità compositiva, in cui non mancano anche richiami alla pittura quattrocentesca di Paolo Uccello e di Piero della Francesca.

 

All’attività pittorica propriamente detta, Foiso Fois univa intanto una produzione grafica assai interessante: disegni con varie tecniche, pastelli, xilografie, litografie. Il confronto con i dipinti contemporanei mostra non di rado il riapparire degli stessi temi (come per esempio nella xilografia Mattanza).

Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta anche in Sardegna iniziarono ad affacciarsi le correnti artistiche delle neoavanguardie, che imposero un ulteriore rinnovamento rispetto alle tendenze di matrice realistica. Senza rinnegare la sua ispirazione di fondo, la pittura di Foiso Fois mostra i segni di un ripensamento: l’equilibrio raggiunto nelle opere degli anni Cinquanta si incrina definitivamente, lasciando riaffiorare le pulsioni espressioniste che a volte, soprattutto dalla fine degli anni Sessanta, si manifesteranno con inedita aggressività. Valgano come esempio alcune tele del 1968 sul tema della capra, oppure Nello studio (1969), fino ad arrivare all’enorme tela L’Uomo (1977), la famosa raffigurazione del Cristo sofferente realizzata per la Parrocchia cagliaritana di San Pio X.

Probabilmente l’esito estremo nella ricerca stilistica di Foiso Fois è però rappresentato dal ciclo di otto pannelli intitolato Storia di Sardegna (1971).

 

Ultima sua grande opera dichiaratamente politica, essa costituisce un omaggio alla storia sociale della Sardegna e idealmente si riallaccia all’Eleonora d’Arborea e a La rivoluzione di Giommaria Angioj di circa quindici anni prima, con un linguaggio completamente diverso, quasi prossimo all’astrazione, ma con il medesimo desiderio di incidere sulla realtà.

A partire dagli anni Sessanta Foiso Fois ha affiancato al lavoro artistico l’attività didattica, a cui si dedicò sempre con grande passione: dapprima direttore del Liceo Artistico privato, con l’istituzione del Liceo Artistico Statale di Cagliari, dal 1968 e fino al 1984, anno della sua morte, sarà titolare della cattedra di Discipline Pittoriche; dello stesso Liceo sarà anche Preside fra il 1973 e il ’76.   

Nell’ultimo periodo della sua attività pittorica l’interesse per la natura sembra dominare: i paesaggi, i fiori, le piante dell’ambiente mediterraneo. Se il tema dei fiori ha attraversato tutta la sua produzione sin dagli anni Quaranta (particolarmente importanti i ripetuti lavori sui girasoli), le opere dell’ultimo periodo mostrano un’ancora rinnovata sensibilità nell’accostarsi alla natura, con esiti non di rado alquanto felici (si vedano per esempio, nei primi anni Ottanta, i Girasoli bleu e Canne).